Poemas Traducidos al Italiano

A NERUDA
A questo poeta que nacque nella mia terra
che scrisse al mare,
e alle stelle,
que navigò i mari
per ispirare la sua penna,
e cercare la musa
che guidasse le sue parole.
A questo poeta che gridò al vento
tutto l`amore in cento sonetti
che s´ispirò alla vita
del suo umile popolo
che mori di pena quando lo vide morto.
A questo poeta di Isla Negra
che viaggiò per il mondo
senza dimenticare la sua terra, 
a questo capitano di quei versi,
che circondata di stelle
la luna sposò.
A questo poeta devo questi versi,
a questo grande uomo
dedico queste parole.

A LILIANA JALIF
Ti dò, in questo foglio,
un pezzo di me che mi appartiene,
un po’ del sole che mi`llumina ogni giorno,
un po’ del sole che m’illumina ogni giorno,
un po’ di Dio che mi fortifica.
Ti dò, in questo foglio,
insignificante spazio d’ispirazioni,
un po’ delle mie sere così solitarie,
un po’ della mia eterna risata,
un po’ di silenzio popolato di pazzie,
un po’ del mio passato e del mio presente.
Ti dò, in questo foglio,
un po’ della mia voglia di vivere la vita,
un po’ del calore di un’estate del sud,
un po’ di cordigliera, di Pacifico e neve.
Infine, ti dò un po’ di tutto ciò che sono,
perché questa me tu vedrai ogni giorno,
con il Sud intrappolato tra le labbra,
e le parole come unico ponte,
con un unico tesoro, questa poesia,
che si schiude per te in questo istante
per fare dell’amicizia uno stendardo,
per ringraziare questa opportunità
che ci ha dato la vita.


FORSE FU LA SERA

Forse fu la sera
che nascose nella sua penombra
il sentimento e lo cullò.

Forse fu la stanchezza
che avvolse tanta tenerezza
in un materasso di sogni e la cullò.

Forse fu il silenzio
che conquistò il cuore
in un vuoto senza rumore e lo cullò.

Forse fu il tempo
che frenò gli impulsi
in uno spazio senza forma e li cullò.

Forse fui io
che invitai il “mio tutto”
a placare la tormenta e la cullai.


ACROSTICO

A Puerto Madryn

Potrò, chissà, allontanarmi nel tempo,
Una ed una volta ancora potrò lasciarti,
Ed in strade solitarie potrà vagare il mio corpo,
Rastrellerò altri cieli per incontrarti.
Troverò il sole in altre spiagge,
Odorerò il profumo di altri mari.

Ma, tutto è possibile, è vero,
Avanzerò nella distanza e nel tempo,
Darò le mie ore ad altre persone,
Restituirò le mie notti ad un altro cielo,
Y mi vida, la mia vita andrà avanti come sempre, però…
Non potrò mai allontanare il mio cuore dal tuo porto.


ALL’ANNUNCIATORE

Quando il silenzio delle notti
avvolge nel riposo
le vite turbate
dal viavai della giornata.
Quando all’alba, al risveglio,
i primi raggi di sole
ci annunciano che la vita continua.
Quando tutto è in silenzio
lì trovi quelle voci,
di volti inventati,
di corpi di fantasia,
che trasmettono sensazioni
e ci offrono compagnia.
Quando tutto è in penombra
lì trovi quelle voci,
che amiche del vento e del tempo
si nascondono negli angoli
di cuori solitari
che cercano quella voce amica…
quella voce…
che con corpo immaginario
attraversa mari e cieli
per arrivare al cuore
di tutto il mondo e di ogni popolo.


PRIMA O POI  ME NE ANDRO’

Prima o poi me ne andrò… però qui resterò,
resterò perché sono di qui,
ricorderò ogni momento di questo luogo,
di questo porto.
Ricorderò ogni silenzio
di questo mare mio, mare eterno.
Non dimenticherò le strade,
non dimenticherò nemmeno il cielo…
non dimenticherò la brezza
che diede pace all’anima mia,
che diede un senso alle mie imprese.
Me ne andrò domani forse,
me ne andrò con il tuo ricordo,
con un amore nascosto
che solo il silenzio conosce,
il silenzio che lascerò,
quando passerà il tempo,
il silenzio che porterò con me
quando passerà febbraio,
me ne andrò domani forse,
o forse… domani resto.


TI ASPETTO QUI

Ti aspetto qui
e forse non sarà in vano,
ti cerco qui,
intrappolata nel mio letargo.
Ti aspetto qui
nelle spiagge del mio porto,
mite specchio d’acqua
che riflette il tuo incanto.
Ti cerco qui
tra la sabbia e la schiuma,
immerso nelle conchiglie,
disegnato nella bruma.
Ti aspetto qui
giocando tra le dune,
contando le stelle
e tu vivi in ognuna di quelle.


BASTA GUARDARE I TUOI OCCHI

Basta guardare i tuoi occhi
per sapere che esisti,
per sapere che calpesti
la terra che io calpesto,
per sapere che ami
il mare che io amo,
per sapere che il sole
che ci illumina
è lo stesso.
Basta guardare i tuoi occhi
per sapere che sei vivo,
per sapere che il cielo
è in essi scolpito,
per sapere che il mare
con il suo silenzio o il suo grido
li bagnò del suo colore
e del suo mistero infinito.
Basta guardare i tuoi occhi
per sapere che esisti,
per sapere che vivi
qui dove io vivo,
per sapere che ci sei
anche quando io non sono con te,
per sapere che il cielo
che ci circonda è lo stesso.
Basta guardare i tuoi occhi,
solo questo… ed io li ammiro.


CAMMINATA

Circondati dalla quiete della notte,
c’incamminammo taciturni
per le strade vuote.
Ti sentivo al mio fianco,
ma nello stesso tempo ti ignoravo,
mi sentivo al tuo fianco
e subito me ne andavo.
Mi rinchiudevo nei pensieri,
camminavo… tremavo,
reagivo all’improvviso
e al tuo fianco continuavo
per seguirti ascoltando
senza proferire parola.
E così la monotonia
si ripeteva, non cambiava.
Camminammo, avanzammo,
senza arrivare a nulla,
solo ad un gran silenzio
pieno di parole.



L’ALTRO ESSERE

Chiudo gli occhi, lentamente,
e m’immergo in un letargo senza tempo,
silenzioso, distante, lontano…
chiudo gli occhi e mi ritrovo
con l’essere che vive dentro di me,
pieno di paure, di domande,
pieno di dolori e di angustie,
quell’essere che si sente abbattuto,
che a volte non ragiona.
Lo osservo e con imperante voce
lo invito a viaggiare insieme
per questa via senza una precisa fine,
ad aiutarmi a sentirmi sicura,
a non affondarmi con le sue paure,
a non trascinarmi nell’abisso.
Chiudo gli occhi ed osservo,
la strada del ritorno non è tanto lontana,
io non voglio attraversarla,
e l’altro essere che vive in me
mi seduce, con gesti di dolore
mi invita a percorrerla una volta ancora.
L’altro essere non può vivere in me,
una volta l’ho allontanato dal mio interno,
e condannato a morte.
Apro gli occhi e scopro che sognai,
che sono solo io, che non c’è nessun altro,
che l’altro essere sono io stessa,
solamente decisa a non ritornare.


RICORDI

Come bramo porto mio
poter baciare le tue tiepide acque,
come bramo porto mio,
accarezzare la calda sabbia
attraverso il sole di gennaio che se ne va.
Come vorrei in questo momento
sfiorare con la mia pelle la tua spuma bianca,
come vorrei oggi, stare lì,
sola tra le tue dorate spiagge.
Come vorrei domani, al risveglio
stare lì, con te, sentire che il mare
al mio orecchio canta.
Ma sono qui, lontana, sola
io e la mia nostalgia.
Ma sono qui,
rinchiusa tra le mura
senza vederti cristallino
risplendere sotto il sole,
senza sentire il tuo calore
che intiepidisce la mia anima,
senza sentire il rumore
delle tue onde bianche.
Ma sono qui,
lontana da un amore che persi,
lontana dai suoi baci e dai suoi sguardi,
lontana dai suoi sorrisi, dalle sue carezze,
lontana dal sentire la sua voce
che come il vento mi accarezzava.
Per questo oggi vorrei essere lì,
di fronte al tuo mare, di fronte alle tue spiagge,
per questo oggi, paese mio, ti ricordo
e vorrei poter stare con te domani.


QUANDO HAI UN AMICO

Quando hai un amico
hai tra le mani
un pezzo di cielo,
uno spazio infinito,
un rifugio, uno specchio.
Quando hai un amico
hai un fratello,
quello che uno sceglie
quando sta crescendo.
Quell’essere che ci trasmette
la fiducia ed il rispetto,
quell’essere che ci mostra
gli equivoci sempre in tempo.
Quando hai un amico
hai le ali
spiegate al vento,
e puoi mettere a nudo l’anima
senza correre rischi.


DI QUESTE TRE COSE

Dammi tregua, tempo, dammi tregua,
non mettermi fretta a pensare
passa più lento.
Rallenta un po’ il tuo passaggio
e dammi respiro…
non mettermi fretta, non voglio perdere
spazi né silenzi.
Dammi tregua, tempo, dammi tregua,
si succedono gli anni
e ancora devo scrivere un libro,
avere un figlio… sai,
di queste tre cose…
solo l’albero è cresciuto,
il libro è già in cammino,
per il figlio manca l’amore.


ROUTINE

Di nuovo tutto come ieri,
le stesse strade, la stessa gente,
lo stesso sorriso, le stesse cose.
Tutto è uguale, è uguale la mia nostalgia.
Tutto è uguale a ieri,
e forse tutto sarà uguale domani.
Tutto è uguale, niente cambia.
Una scrivania, un telefono,
un caffè alle quattro
e per non perdere l’abitudine
parecchie risate.
Un adempimento di orario
e un ciao, a domani.
E di nuovo sola.
Tutto è uguale… niente cambia.
Niente cambia, perché io non cambio.


DESIDERIO DI LIBERTA’

Lasciami volare libera sui prati,
lasciami sentire le carezze del vento,
voglio cavalcare sopra una nuvola
accarezzare il sole e perdermi nel tempo.

Lasciami scalare la collina più alta,
lasciami sognare che sono sola sulla montagna,
voglio scoprire un rifugio solitario,
voglio conoscere della libertà la sua essenza.

Lasciami volare come fanno i gabbiani,
lasciami arrivare alla spiaggia più bella,
lasciami disegnare sulla sabbia i miei sogni
voglio addormentarmi ed essere svegliata dalle onde.

E lasciami, infine, camminare con le stelle
E lasciami sentire che sono come una di quelle,
quindi quando saprò che tutto è terminato
tornerò per dirti , quello che volevo, ho sognato.


DOLCE SOLITUDINE

Dolce solitudine che mi accompagni
e che nelle notti dormi al mio fianco,
con la tua presenza vana ti corichi,
e mi dai nell’oscurità le tue mani.
Dolce solitudine, amica mia,
non mi duoli né mi fai soffrire,
imparai ad avere bisogno di te e a stare al tuo fianco.
Dolce solitudine, povera solitudine,
nessuno ti ama ed io, tuttavia,
ti ringrazio per i silenzi e lo spazio,
per le ore in cui mi ascolti attenta,
per i tuoi occhi ed il tuo corpo immaginario.


L’ECO DELLA MIA VOCE

L’eco della mia voce
si sta perdendo nel silenzio
come si perde il cammino
nell’orizzonte,
tra la terra ed il cielo.
La musica geme nelle mie orecchie
sonda il mio interno e mi scopre,
spoglia i miei sensi
e mi eleva all’infinito
e la mia voce… si nasconde,
tace, si perde.
I miei pensieri volano
alla ricerca di tracce segrete,
di orme nascoste
nelle sere del mio ieri,
e scopro le distanze
e scopro le rovine…
e la musica continua
a scavare nel mio interno.
Ciò che è recondito in me
diventa palpabile,
io lo sento ed è strano,
ascolto i miei battiti
e sento la mia solitudine
come un abisso insondabile,
come quando nel mare
si nasconde la sera.



STRANO MODO DI AMARE

Questo dolce e cieco dolore di amarti,
strano modo di morire in vita,
soave sensazione vaga e perduta
di tenerti al mio fianco e adorarti.

Questa oscura solitudine, amore errante,
solitudine tua che feci mia,
questo ripetere, strana litania,
il tuo nome, amore, fino a nausearmene.

Questa paura del silenzio, crudele e tagliente,
del tempo che passa, di smettere di amarti,
questa paura di incontrarti, crudele ironia

di sapere che tu ci sei ed io non sapevo.
Questo strano amore, colomba errante,
impossibilità fatale, ma voglio amarti.


QUELLO CHE VEDI

Quello che vedi sono io,
né più né meno.
Una parte dell’ESSERE…
un frammento di umanità…
un pugno di risate…
un sacco di sogni.
Una quota di pazzia…
una parte di dolcezza
con tutta la mia sincerità.
Quello che vedi sono io,
né più né meno.
Una donna, a volte una bambina,
a volte spazio…
a volte infinito…
a volte passione…
a volte libertà.
Però così, semplicemente così…
così  sono io.
E’ tutto ciò che ho,
tutto quello che sono…
Non è molto… però è tutto.


FANTINO DEL MARE

Mi piace il tuo silenzio
quando guardi il cielo,
estraneo al mondo
sognatore e viaggiatore.
Sembri un fantino
bardato in tutte le stelle
che percorri insieme a quelle
mari azzurri
che non hai scoperto.
Mi piace il tuo sguardo
perso nell’intento
di creare un mondo tuo
azzurro come il cielo,
innalzando l’aquilone
caricato dei tuoi sogni
viaggi tra le nubi
verso i tuoi mari segreti.
Mi piace il tuo silenzio
ed il tuo sguardo… ed i tuoi sogni,
mi piace stare con te
per condividere i tuoi segreti,
perché sebbene non li conosca
sento lo stesso desiderio,
di cavalcare una stella
verso mari incerti.


NON ME NE VOGLIO ANDARE

Non me ne voglio andare, soltanto restare,
non voglio tornare alla routine dei giorni,
voglio solo stare così, quieta, malinconica,
silenziosa nelle mie parole
perché nessuno mi noti.

Non me ne voglio andare, ho deciso;
voglio restare qui, anche se così non sarà,
rimarrò tutto il tempo, sarò il vestigio
della primavera andata
e di quella che ancora non arriva.

Non me ne voglio andare, ci ho già pensato
però il non volere a volere mi porta,
ho bisogno di solitudine solo alcuni istanti
poiché se fosse tutto il tempo
mi avvolgerebbe la tristezza.

Non me ne voglio andare, no, voglio restare
rimanere sempre intrappolata nel silenzio,
non me ne voglio andare e dovrò farlo
anche se il farlo diventerà insopportabile.


NON SO COSA MI LEGA AL CIELO

Non so cosa mi lega al cielo- dicevi
mentre stringevi il mio corpo contro il tuo
sommersi nella strada senza brusii…
nella strada silenziosa e sperduta.
La tua bocca mi strappava il sapore
di tanta distanza e di tanti incontri falliti
e mentre le tue mani
disegnavano l’ombra del mio corpo
dicevi –non so cos’è che mi lega al cielo.
Soffermavi i tuoi occhi verso l’alto
cercando chissà cosa nel firmamento
e la luna curiosa s’ impossessava dei tuoi occhi
mentre io aspettavo silenziosa il momento del tuo ritorno.
Non so cosa mi lega al cielo –dicevi
mentre mi divoravi con il tuo sguardo
e gli occhi mi dolevano dal tanto guardarti,
ti si spezzava la voce ripetendo mille volte
i ti amo più dolci…
ti si soffocava il respiro per il tanto baciarmi e volermi.
E la notte avanzava con il suo freddo ed il suo vento,
mentre io ti lasciavo cercare nel calore del mio corpo
ciò che dicevi ti legava al cielo.
E non seppi mai qual era il motivo
che ti emozionava mentre portavi gli occhi al cielo.
Mai, perché non ci fu tempo.
L’amore se ne andò così rapidamente…
Quanto rapidamente arrivò il nostro incontro.
Rimasi con il dubbio tra le labbra,
con l’agonia dei baci fuggitivi,
con il calore del tuo corpo tra le mie mani.
Rimasi con la strada vuota di te,
con il silenzio della notte senza i tuoi passi.
Rimasi con tutto in sospeso e il pianto soffocato,
rimasi con il disegno delle tue mani sulla mia pelle
e con l’incoscienza dei tuoi e dei miei anni.
Rimasi da una parte del cammino
per lasciarti avanzare senza pressioni
perché le tue ali si potessero aprire al volo progettato,
perché tu potessi cercare cos’è che ti legava al cielo
forse la mia presenza non ti permise di trovarlo.


 NOSTALGIE DI PORTO
  
Non so se è desiderio di compagnia
o se è senso di solitudine
o è la stessa cosa.
Forse il grigiore della sera
reca la nostalgia ed il ricordo
di quelle sere vicino al mare,
vicino alla mia gente, vicino al mio amore.
No… non lo so. Oggi sono sola.
Un caffè è la mia compagnia,
un libro il mio rifugio,
un pensiero la mia strategia
che rendono la mia solitudine un’assurdità.
Non è solitudine di essere senza nessuno,
ma di essere lontana,
di essere lontana da ciò che desidero;
lontana da ciò che amai e che amo ancora,
lontana… ma vicina nello stesso tempo
perché non l’ho dimenticato.
Sì… forse il girgiore della sera
mi reca il tuo ricordo,
mare di cui sento ora nostalgia,
ora che sono lontana,
ora che le tue onde non baciano la mia pelle,
ora che la tua musica non geme nelle mie orecchie,
ora che la tua profondità
non è dei miei giorni il mistero.
Mare… di te sento nostalgia,
amore… da te tonerò.


E POI NIENTE

Passai attraverso di te come una burrasca,
come una tempesta annunciata.
Passai così, come una raffica di vento.
Obbedisti al tuo impeto errante,
obbedii alla mia ricerca di affetti.
Passasti attraverso di me come un’onda che rompe
con la sua furia, della notte il silenzio,
come una stella che non lascia il tempo
di pensare alla sua forma, al suo destino,
che lascia la sua scia e ci toglie il fiato.
Passammo così, senza rendercene conto…
dalla quiete al tormento,
e poi niente… niente… solo il silenzio.


PATRICIA DIAZ

Ho bisogno di te amica
nel silenzio delle sere
vuote della tua presenza,
di quelle sere in cui non trovo
orecchie pronte ad ascoltare
ognuna delle mie parole,
nelle sere in cui non trovo
quegli occhi che, agitati,
mi assalgono silenziosi
e che guardando i miei,
senza calcoli, mi regalano l’anima.
Ho bisogno di te amica
come si ha bisogno dell’aria
che si respira ogni giorno,
ho bisogno delle tue mani
distese e mai frettolose,
ho bisogno del tuo sorriso
per placare le mie pene,
ho bisogno della tua ombra
per accompagnare i miei passi
e del tuo silenzio
per piangere senza vergogna.
Ho bisogno di te in ogni silenzio
che mi abbraccia con la tua ombra,
nelle note di ogni canzone
che ascoltiamo insieme,
ho bisogno che tu stia con me in ogni istante
per lottare unite, questa battaglia,
per vivere in due questa avventura.


FORSE STAI PENSANDO

Forse stai pensando
che il mio amore per te è morto
come muore l’autunno
quando arriva l’inverno?
Forse stai pensando
che nei miei languidi pensieri
non vivi più
da lungo tempo?
No, non pensarlo,
il mio amore ancora vive.
Il mio amore per te non è morto,
impregna il mio cuore,
la mia mente, i miei pensieri,
impregna la mia vita
e riempie di speranza
il mio cuore intero.


POTRO’ CHISSA’

Potrò, chissà, elevarmi all’infinito
senza cercare di scoprire il perché,
potrò, chissà, scoprire mille paradisi
senza sapere dove arriverò.

Potrò nascondermi nel luogo più oscuro
e non conoscere il piacere del mistero,
Potrà, chissà, divorarmi il silenzio
ed avvolgermi nella distanza senza sapere quanto lontano.

Potrò assaporare il più amaro dei sapori
e forse mi ci abituerò,
potrò, chissà, dilettarmi di dolcezza
e non conoscere, mai, la dolcezza appieno.

Potrò tante cose, non ne potrò tante altre.
Potrà il tempo darmi tempo…
Però se non me ne avvalgo ora,
morirà la mia anima sebbene rimanga in vita il mio corpo.


SE ASCOLTI IL MARE

Se ascolti una sera
la musica delle acque
di questo mare che ti accompagna
quando vai a navigare,
ti dirà che qualcuno ti aspetta
sulla riva della spiaggia
e tu rannicchiata nella sabbia
che dolcemente agita il mare.
Se ascolti una sera
quando le onde cantano
per questo porto generoso
i segreti del mare,
ti dirà che qualcuno ti aspetta
ti dirà che qualcuno ti chiama
ti dirà che qualcuno ti osserva
e non ti può raggiungere.


SE MI AMI

Se mi ami…
non dirmelo ancora,
lascia che l’incanto
continui a segnare il momento
delle ore condivise.
Se mi ami…
non dirmelo ancora,
voglio continuare a godere
del silenzio della tua compagnia.
Se mi ami…
non dirmleo ancora,
lascia che lo facciano i tuoi occhi
e che riflettano la tua anima
e ciò che in essa vive.
Se mi ami…
gridalo al vento
che agitando il fuoco
accenderà la fiamma
che ci darà vita.
E… se non mi ami…
Non dirmelo ancora,
il tempo si farà carico
di spegnere il fuoco,
di nascondere la voglia,
di trasformare il sentimento.


SE AVESSI CORAGGIO

Se io avessi il coraggio
di gridare quello che sento
e se il mondo mi ascoltasse,
anche se lo facesse con sconcerto,
griderei che sono ciechi
gli uomini che distruggono
il mondo con le loro mani,
la terra in cui sono cresciuti.
Se io avessi il coraggio
di gridare al vento
ciò che il mio cuore porta
da tanto, tanto tempo,
gli chiederei di scompigliare
il pianeta con il mio accento
e di perpetuare la mia supplica
attraverso il tempo.
Se io avessi l’ardire
chiederei di spiegarmi
perché mi negarono da bambina
la terra dei miei avi,
il perché della mia migrazione
verso terre straniere,
il perché di una storia diversa
da quella del mio popolo.
Se io avessi il coraggio…
e in questi versi ce l’ ho,
di far sentire la mia voce
alle razze di tutti i popoli,
gli direi che vive
dentro di me la speranza
di creare un mondo di amore,
senza guerre e senza paure.


TEMPO SENZA MEMORIA

Ti penso dopo una lunga notte,
dopo ombre e spazi freddi.
Ti penso dopo falsi abissi,
dopo lunghi silenzi
ed occhi addormentati.
Ti penso… e non sei assente,
nel mio risveglio vive la tua ombra
che danza adagio cercando il suo letto
per unirsi con la realtà nascosta
del tempo senza memoria.
Ti penso dopo una lunga assenza,
ed è come se la tua voce
mi invocasse gridando
per riunirmi con la tua bocca
da cui sgorga una sorgente di sale
persa tra rocce e cielo.
Ti penso al mio risveglio
e la mia voce ti chiama… ti reclama…
Ah! Se il tempo
non fosse un crudele tiranno
che demolisce spazi al suo passaggio
lasciandoli vuoti,
solo se il tempo ci desse tregua,
per recuperare le cose perdute,
potrei recuperare il mio accento,
e tu, patria mia, potresti di nuovo
avermi con te.


HO PAURA

Ho paura di non poterti rivedere,
di non sentire più la tua voce né la tua presenza,
paura della paura che ci avvolge,
paura del vuoto che lascerebbe la tua assenza.
Ho paura del presente incerto
del passato che abbiamo vissuto insieme,
di quel domani irresistibile
con la sua risposta così evidente.
Ho paura dell’oblio
e dell’amaro sapore che lo avvolge,
del declino previsto del nostro amore,
di non poterti capire.
Ho paura amore mio, non posso evitarlo,
è così gratificante averti e così amaro non vederti
che al solo pensiero che un giorno
cercandoti nella mia anima io non riesca a trovarti,
al solo pensiero amore mio, nella mia mente
passano tante cose, tante, che vorrei
gridarle al vento, alla pioggia, al niente,
che morirei oggi stesso se tu mi venissi meno.


UNA SERA QUALUNQUE

Tornerò una sera di settembre
con i primi soli
e le ultime balene,
camminerò le tue spiagge
e le tue dorate dune,
mi perderò nella bruma
di una sera qualunque.
Il mio cuore
non sarà partito allora,
sarà come se non me ne fossi mai andata,
sarò di nuovo parte di te,
ti canterò i miei desideri
e mi addormenterò nell’ umidità
della tua bianca ondosità,
nell’odore di mare sereno,
sopra un materasso di conchiglie.
Tornerò a camminarti una sera…
una sera come come tante altre
in cui ti ho dato la mia infanzia,
tornerò a darti i miei sogni,
il mio sorriso, come tante mattine
e delle mie notti,
le ultime lacrime.
Tornerò da te,
anche se non me ne sono mai andata.
e saremo di nuovo
cielo e mare…
sabbia e schiuma…
profondità e infinito…


VOLAI NEL TUO RICORDO

Volai nel tuo ricordo
in un momento di quiete,
scappai fino al tuo spazio
mi rifugiai nel tuo cielo.
Ti cercai tra le dune
dorate di questo porto,
ti cercai tra la bruma
quasi morta di silenzio.
Ti sognai gabbiano
che libero spicca il volo,
ti sognai albatros
che spiega le sue ali al cielo.
Indugiai in te come la terra
che culla tranquilla l’oceano
e in questo indugiare così sublime
mi abbandonai a te senza paura.
Indugai in te e nelle tue ali
mi rifugiai con i miei silenzi
e scoprii in quell’istante
che eri libero come il vento.
Volai da te, scappando dalle mie paure.
Ti sognai, con il tuo spazio ed il tuo cielo
mi spuntaroni le ali e mi uccidesti in volo.





QUEL PORTO SOLITARIO


Quel porto solitario
che mi accolse una notte
senza luna e senza stelle,
che mi cantò con le sue onde
una canzone di spuma
e asciugò le lacrime
della lontananza e del ricongiungimento.
Quel porto solitario
che conobbe i miei dieci anni
pieni di dubbi e di domande,
che cullò nel suo mare
le mie sere di nostalgie
che accarezzò le mie notti
con il ruggire delle sue acque.
Quel porto solitario
è il mio porto di oggi,
è Madryn che mi veste
di mare e di cielo,
che mi trattiene nelle sue viscere
e mi culla nella sua terra,
che mi dà carezze di sabbia
e mi dà riparo nella bruma,
che mi legò al suo golfo
ed alle sue stelle una ad una,
che mi tolse l'accento,
per farmi parlare la sua lingua,
che mi insegnò la poesia
per farmi restare nella memoria
di chi viene e di chi va
e non sa raccontare la sua storia.


PERCORRERÒ I SENTIERI

Percorrerò i sentieri cercando l'orizzonte
che mi indicò mio padre
nelle notti di quel paese perso
nella cordigliera delle Ande,
nelle notti di legna ardente,
di freddo, neve e cioccolata.
Percorrerò tanti sentieri cercando la mia vita,
i miei affanni si moltiplicheranno giorno dopo giorno
e trascorrerò gli anni percorrendo distanze
e ad ogni passo piangerò la tua assenza.
Ma arriverà il giorno, consumato già il sentiero,
di voltarsi, di guardare al sud di nuovo
e ritornare al tuo fianco,
a riposare gli anni sotto il tuo cielo,
a dormire sonni dondolata nelle tue onde,
a respirare il tuo mare nei pomeriggi di luglio
quando il freddo taglia il viso
e la croce del sud copre il tuo corpo di pianure
e il vento accarezza i tuoi fianchi di scogliere.
Arriverà il giorno di adagiarmi nuovamente
nel calore delle tue dorate dune
con gli occhi aperti al cielo di gennaio,
stringendo nelle mani manciate di sabbia,
accarezzando i miei piedi la risacca di schiuma.
Allora, quando spunterà la luna
e il mare sereno rifletterà il tuo profilo illuminato
e le barche prigioniere nella tua notte
mi inviteranno a restare al fianco della tua costa
e le stelle danzeranno di lontano
al ritmo di un coro di gabbiani,
allora ti darò il mio cuore,
e si fermerà da te, paese mio,
per sempre, in silenzio, addormentato.



AMORE ANDINO

Possiedo un amore
che apparve una notte
avvolto in mille parole.
Un amore giunto con la mia lingua,
quella che è rimasta nascosta
nella mia memoria e nostalgia.
Possiedo un amore
che portò il Pacifico fino al mio cuscino,
che mi schiuse i cieli del Cile
abbattendo con la sua dolcezza la distanza.
E’ un amore che mi abbaglia
nelle notti senza sonno,
un amore che mi dà vita
e che alimenta i miei desideri.
Possiedo un amore
che mi accende del suo mistero,
che mi accarezza l’anima
e mi rapisce lo sguardo come ad un cieco.
Un amore che scaccia la paura,
che mi aspetta per ricoprirmi di baci,
che sente nostalgia dell’odore sconosciuto della pelle mia,
che disegna nella sua bocca la carne delle mie labbra
e percorre con le mani
immaginandolo il mio corpo.
Possiedo un amore
che di notte spaventa la paura,
che rapisce i miei sorrisi
e decora la mia anima con i suoi occhi di cielo.


SENSAZIONI

Come la rugiada fresca del mattino
che inumidisce i fiori e la loro fragranza,
così vieni a me di mattina
mi confondi la mente e mi rubi la calma.

Resti intrappolato nei miei sorrisi
e nelle mie carezze abbandonate,
mi avvolgono le ombre della tua tenerezza
e la tua dolcezza mi soggioga l’anima.

Negli angoli di ogni parola
che solca il piano della distanza
tu mi convochi con tanta forza,
con tanto affanno, con tanta ansia.

Mi dai un po’ di coraggio e vita,
mi dai timori e speranze…
mi dai persino le ore che non abbiamo condiviso
e nella penombra mi dai la tua anima.